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Santa Caterina da Siena (2019)


La chiesa

La Chiesa, progettata dall’Architetto Ernesto Giuffrè, è stata costruita tra il 2010 e il 2013 in una zona densamente edificata, a circa dieci minuti dalla Basilica Lateranense, nel bel mezzo di edifici alti circa nove piani risalenti agli anni ’50-’60. Dove adesso c’è la Chiesa con gli uffici parrocchiali prima c’era un fosso profondo sei metri e ricettacolo di rifiuti.
L'area oggetto d'intervento si colloca quindi in una zona completamente urbanizzata, comprendente un fitto reticolo di tessuti fra piazza Epiro, piazza Zama e la via di Porta Latina. II lotto di pertinenza è costituito da un'area completamente interclusa, stretta da complessi residenziali riconducibili agli anni quaranta e cinquanta. Due situazioni di contesto hanno guidato le scelte formali e strutturali: la presenza di reperti di epoca romana e l'ingombrante e contornante edilizia che ha guidato a rimarcare la facciata della chiesa come memoria riletta della storia locale e ad adeguare le volumetrie degli uffici parrocchiali, della canonica e delle aule alle figure solite della palazzina. Il fronte stradale introduce direttamente alla chiesa, alla cappella feriale e alle opere parrocchiali, sia quelle legate all'esercizio cultuale, sia quelle destinate alla formazione pastorale posta ai piani superiori. La canonica infine, situata al piano ultimo e dotata di accesso indipendente, è concepita come una comunità che gode di spazi collettivi e altri di autonomia e privacy, anche con dotazioni di spazi aperti, quali un terrazzo ampio e privato che mette la casa dei sacerdoti in contatto visivo con il quartiere. L'aula, pur se impostata su una geometria semplice, ha una spazialità complessa, sia per il collegamento con la cappella feriale, che funge anche da luogo di raccoglimento e di ostensione del Santissimo, sia per i molteplici segni tendenti a rafforzare il "fuoco" complesso del presbiterio. L'organismo si evidenzia per una forte significatività del prospetto, che pur aderendo a una ripresa di lemmi evocati dalla memoria, usa tuttavia morfologie rettilinee, ricorrendo a intersezione di piani e a bucature segnate per incastri e ombre. Pertanto il linguaggio prescelto si è differenziato in due lessici: l'affaccio della chiesa sul fronte stradale, intenso e articolato; l'altro stereometricamente semplice, funzionale all'affermazione di un volume tranquillo, corrispondente a funzioni educative e a residenza ordinaria.

Il quartiere Appio-Latino

Il quartiere Appio Latino è il nono quartiere di Roma ed è uno dei quartieri storici di Roma; prende il nome da due delle più antiche strade consolari risalenti all'antica Roma, la via Appia e la via Latina, che conservano gran parte della storia e del fascino della capitale italiana. Le origini del quartiere risalgano all'epoca pre-romana: via Latina fu infatti già percorsa all'epoca degli etruschi perché costituiva il collegamento fondamentale tra il Latium Vetus e la Campania. La nascita dell'Appia Antica, invece, risale al 312 a.c. Come tutta Roma, anche il quartiere Appio Latino è ricco di siti archeologici, a partire dal tracciato della stessa via Latina, passando per il Tempio di Cerere e Faustina e il Castrum Caetani.
La zona è quindi molto interessante dal punto di vista storico e turistico; nel quartiere Appio Latino sono infatti presenti alcune ville patrizie, grandi cisterne ipogee ed i resti delle strutture difensive delle Mura Aureliane. Tra i luoghi di maggiore interesse del quartiere c'è Villa Lazzaroni, che si trova nella cosiddetta zona Alberone e risale alla fine dell'Ottocento, l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, la cui fondazione risale al 1928, sito in via Capponi, il parco della Caffarella che rappresenta uno dei posti più suggestivi della zona. Una volta da queste parti erano frequenti le pergole delle osterie, i prati, i casali e le ville patrizie con i loro parchi ombrosi e un po’ ovunque si trovavano le vigne celebri per dare ai romani il "vino genuino" per le ottobrate fuori porta.
Il quartiere è stato uno dei primi 15 tracciati nel 1911, e fu ufficialmente istituito nel 1921. Nasce con il Piano Regolatore del 1909, redatto dall’ing. Edmondo Sanjust di Teulada. Fu inizialmente un quartiere di periferia, fuori porta, che vide proliferare caoticamente la sua urbanizzazione fra la prima e la seconda guerra mondiale. Nel 1931 venne infatti votato un nuovo Piano Regolatore che consentì un massiccio aumento di volumi edilizi rispetto al Piano del 1909 ed infatti intorno alla metà degli anni Trenta la zona compresa tra Porta Metronia e la Ferrovia fu quasi del tutto edificata.
Agli occhi di chi vedeva Roma in quegli anni, la situazione non dovette sembrare tanto dissimile da quella che ci accoglie oggi nei quartieri periferici più moderni, con un contrasto forte tra l'edificazione dentro le mura e quella di fuori. Negli anni successivi la storia urbanistica del quartiere continuò senza sosta con la realizzazione di nuove costruzioni, allargandosi a dismisura soprattutto lungo l'asse viario della via Tuscolana, fino a raggiungere assai presto la zona di Cinecittà. Oggi, l'Appio Latino fa parte, a pieno titolo, del Centro di Roma e i suoi confini toccano molte aree nevralgiche della capitale: Tuscolana, Ostiense, via Appia, Appia Pignatelli, la Cristoforo Colombo, Esquilino, il Celio, ma soprattutto il centro storico. Infatti, si sviluppa dalle Mura Aureliane all’Appia Antica, da Via di Cecilia Metella all’Appia Nuova; e comprende parte del parco Archeologico dell’Appia Antica e tutta la Valle della Caffarella.
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