Il tram è un “mondo perfetto” per chi vuole osservare il mondo, un ideale specchio, “come il caffè per gli esistenzialisti”.
Un problema spinoso del 19 è che passa raramente. Mooolto raramente. Ogni sette-otto tram che transitano, solo uno è un 19, gli altri vanno a piazza Mancini (tragitto da nulla, dieci minuti), quindi l’attesa è abbastanza frustrante, insomma, questo fatto di vedere arrivare un tram dopo l’altro e non è mai il tuo. Lo scopro in una mattina di luglio: di tram per piazza Mancini ne passavano in continuazione, si svuotavano e si riempivano risucchiando la gente in attesa sulla banchina di cemento, sembrava che tutti erano lì ad aspettare il tram per piazza Mancini e nessuno (tranne me) il 19. Strano, no?, con un percorso così lungo e vario da fare. Il 19 infatti risale la Flaminia fino a Belle Arti, poi piega su per Valle Giulia, arriva a piazza Ungheria e da lì imbocca il lunghissimo rettifilo che sfocia al cimitero del Verano, attraversando tre o quattro quartieri diversi, il Salario che ancora può essere definito ideologicamente parte dei Parioli, poi la zona di piazza Quadrata fino a incrociare la via Nomentana, quindi il quartiere dei Villini e poi il Policlinico e l’Università, un mondo a parte, lunghi muri con dietro le Facoltà, gli Istituti eccetera. Infatti quell’unico stradone cambia nome tre volte: viale Liegi, viale Regina Margherita e poi viale Regina Elena. E poi continua, va avanti... Per chilometri e chilometri... Il Verano. San Lorenzo. Porta Maggiore. Fino alla Prenestina. Centocelle.
Edoardo Albinati - 19