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Santi Elisabetta e Zaccaria (2019)


La chiesa

La chiesa è stata progettata dall’Architetto Giuliano Panieri e realizzata tra il 2007 e il 2010
Il complesso parrocchiale è qui inteso come un complesso unico, articolato e funzionai_ mente diversificato che non si esaurisce nel solo edificio-chiesa ma accoglie e configura come indispensabili altri organismi ugualmente importanti nella concezione globale della parrocchia. Da queste linee guida scaturisce la maglia triangolare utilizzata che - anche se a un primo approccio può sembrare rigida e limitata — si è rivelata dinamica e flessibile e ha permesso di integrare tra loro spazi con funzioni molto diverse tra loro. Nel Progettare l'aula liturgica si è cercata una concezione dello spazio che si adeguasse ai vari momenti della celebrazione liturgica. L'impostazione a pianta centrale, anziché a impianto basilicale longitudinale, riflette la purezza del triangolo equilatero nel quale gli elementi essenziali, caratteristici e chiaramente individuabili in un impianto di tipo tradizionale - la navata, il transetto, il presbiterio, le cappelle, il coro — ritrovano la propria collocazione rielaborata in sintonia con la maglia triangolare sulla quale si articola l'edificio. In tale contesto l'altare è inteso quale punto focale della celebrazione liturgica: è illuminato con luce naturale diretta di tipo zenitale garantita da un lucernario esagonale, posto in copertura. Sul iato destro si accede alla cappella feriale dotata anche di un ingresso indipendente. All'esterno, il campanile è stato collocato sul vertice del triangolo equilatero che delinea l'elemento planimetrico della chiesa. A proposito dei materiali si segnala l'impiego dei mattoni a faccia-vista, del travertino e del porfido, che conferiscono al complesso un aspetto compatto ed essenziale. All'interno si è riproposto — ove possibile — il trattamento esterno in pietra. La copertura sarà realizzata con elementi prefabbricati in cemento armato adatti a coprire luci di lunghezza considerevole, lasciando così l'aula libera da pilastri e favorendo la visione unitaria e continua dell'ambiente.

Il quartiere di Valle Muricana

Valle Muricana è un territorio di circa diecimila abitanti che sorge a ridosso di Prima Porta. Se non mi ci avessero portato le chiese del Giubileo, non credo che l'avrei mai conosciuta. E’ un quartiere di espansione recente che allarga le maglie della città sottraendo terreno alla campagna romana che ancora si presenta, in quelle zone, come alveo naturale di piccoli insediamenti edilizi e dove le case in costruzione o appena costruite sono assai numerose. Arrivando in zone come questa, viene da chiedersi quanto sia consistente e per molti versi invisibile il processo, certamente inesorabile, di continua espansione demografica che allarga a dismisura e con ritmo costante i confidi della città.
Probabilmente molto deriva dal proibitivo costo degli alloggi nelle zone più centrali per le nuove generazioni di immigrati, italiani e non, che arrivano nella capitale e che qui vogliono fissare la propria residenza E come in molte altre periferie, più gli alloggi sono a buon mercato, più troviamo i soliti problemi di viabilità, le strade danneggiate, la mancanza di pulizia carente, il senso di disordine e carenza.
A Valle Muricana, ad un certo punto, gli abitanti devono aver pensato che l'unica salvezza per loro potesse essere appellarsi a Karol Wojtila, probabilmente anche perché quel quertiere è uno dei quartieri di insediamento delle "50 nuove parrocchie per il Giubileo, oggetto del nostro progetto fotografico.
Già, perché a Karol Wojtila è dedicato il comitato di quartiere, nato con l’intenzione di rimediare ai problemi di un territorio con la sola cura davvero efficace: l’aggregazione e la coesione sociale: “il Comitato si pone, come scopo statuario ed attività istituzionale, la promozione della solidarietà, del volontariato e dell’aggregazione sociale attraverso lo svolgimento di attività a carattere economico, culturale, sportivo, ricreativo e sociale, finalizzati ad innalzare la qualità della vita dei cittadini, alla partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica della città, facilitare l’inserimento nella vita sociale di persone svantaggiate, minori, anziani ed in condizioni di disagio sociale e di emarginazione, offrire servizi in campo sociale, assistenziale, formativo e indicativo delle strade da percorrere per una migliore coesione sociale“.
A parte la chiesa, a Valle Muricana mancano punti di ritrovo; non ci sono scuole né centri sportivi, luoghi di incontro per anziani e giovani.
Così, pian piano, il Comitato ha finito per organizzare ogni tipo di risposta per risolvere i problemi del quartiere, dai rifiuti alla alla pulizia dele strade, con la scusa che le campagne di pulizia: “potrebbe essere l’occasione per conoscere altre persone che come te nutrono gli stessi ideali, dove tutti siamo forza attiva per questo territorio”.
Ma la cosa che salta di più agli occhi è lo stato delle strade che in una nota del comitato vengono paragonate alle strade di Kabul. Case appena costruite che affacciano su sterrati, vie in cui l’asfalto è quasi completamente saltato, buche che definire voragini è poco. Quelle rare strade completamente asfaltate se le sono costruite gli abitanti stessi per loro iniziativa.
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