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Santa Margherita Maria Alacoque (2019)


La chiesa

La chiesa, progettata dall'architetto Italo Rota e costruita tra il 2000 e il 2005, si presenta come un "astratto e metafisico" volume a capanna su base rettangolare, rivestito di piastrelle azzurre, disposte senza soluzione di continuità sulle superfici verticali delle pareti e su quelle inclinate della copertura. All'interno, la pavimentazione in resina dell'aula, lievemente inclinata, alterna fasce e aree colorate a definire i diversi ambiti funzionali. Quattro colonne in vetroresina grigia, interrotte a pochi centimetri dalla copertura, segnano la spazialità dell'aula liturgica, in contrasto con le candide pareti ad intonaco. Il campanile è costituito da un autonomo volume in acciaio. In questa chiesa hanno trovato nuova e definitiva collocazione gli arredi sacri e il Cristo realizzati per la Giornata Mondiale della Gioventù in occasione del Giubileo del 2000. Il piccolo complesso parrocchiale è composto di tre soli edifici, disposti apparentemente senza logica compositiva, in un contesto periferico di edilizia spontanea e piccole attività manifatturiere. Compongono il complesso parrocchiale la chiesa, a pianta rettangolare, che si sarebbe dovuta specchiare in un sagrato di pari dimensioni e medesima sagoma, mai realizzato; la sacrestia e la canonica, di fianco e sul retro, ambedue di modesta volumetria, collegate alla prima mediante galleria coperta, con accesso all'aula in area presbiterale. Completa il volume della sacrestia una struttura campanaria sovrapposta, in traliccio e rete metallica bianchi. Fiancheggia l'edificio-chiesa un enorme crocifisso, il Cristo morto e risorto, opera di Stefano Pierotti, che era posto sulla Porta Santa che papa Wojtyla varcò insieme ai giovani dei cinque continenti il 16 agosto del 2000.

Il quartiere di Tor Vergata

Evidenze del primo nucleo abitativo della zona di Tor Vergata risalgono al 1361, come si legge nel rogito notarile per la vendita dell'omonimo casale da parte di Tebalduccio degli Annibaldi da Monte Compatri, in favore di Andrea Oddone de Palombara. Le origini di Tor Vergata appartengono dunque alla storia più antica della proprietà terriera nelle diverse aree della campagna romana, come è anche il caso dell'antica tenuta e del casale di Tor Vergata, situati tra le vie Tuscolana e Labicana a sud del 13º km della via Casilina. Il nome sembra derivare dall'aspetto "vergato" della torre, risultante dall'impiego, a fasce alterne, di mattoni rossi e tufi cenerognoli con i quali la struttura era costruita. Dell'antica torre oggi non rimane traccia.
L'origine della moderna edificazione della zona risale invece al 1972, anno in cui venne istituito il Campus Universitario "Tor Vergata", nuovo polo universitario della Capitale, inaugurato alla Romanina, nel 1982 e comprendente la Facoltà di Medicina con annesso Policlinico, finito di progettare nel 1988. La Facoltà di Medicina fu completata soltanto nei primi anni novanta del '900, mentre la costruzione del policlinico iniziò nel 1997.
Il 19 e il 20 agosto del 2000, nel parco di Tor Vergata, si svolse la XV Giornata Mondiale della Gioventù, presieduta da papa Giovanni Paolo II (19-20 agosto 2000) in pieno Giubileo del 2000.
Da ultimo, nel 2005 sono iniziati i lavori di costruzione della Città dello sport finiti poi in stallo per mancanza di fondi.
Tor Vergata è dunque un quartiere in divenire, dove alle grandi strade e ai condomini si affiancano permanentemente gru e cantieri. L'università e l'ospedale costituiscono il polo d'attrazione, mentre in lontananza si vede lo spettro della mega città dello sport, con l'ossatura dell'edificio progettato dall'archistar Calatrava.
Le sue vicende ricalcano soltanto in parte quelle dei tanti quartieri della periferia di Roma; Tor Vergata è stato concepito infatti, come nuova centralità polifunzionale già all'inizio degli anni Sessanta e solo un decennio più tardi ha finito per assumere la fisionomia dell'ennesima borgata, con aree dedicate all'edilizia popolare, al confine delle altrettanto note zone di Torre Angela, Torre Gaia, Torre Maura.
L'aria spettrale che si respira lascia intendere di vicende legate alla speculazione edilizia, fatta di palazzoni, strade carenti e servizi assenti, negli spazi sottratti progressivamente alla campagna romana che, in prospettiva, disegna il paesaggio circostante. Qui, tuttavia, si tocca con mano una contraddizione evidente tra ciò che c'è di borgata e ciò che sembra essere un modello di organizzazione urbanistica, con addirittura l'idea di farne un campus sul modello inglese o americano, ma dove l'assenza dei servizi più elementari di mobilità (le stazioni della metropolitana A e C non sono così vicine ai luoghi nevralgici del quartiere), tradisce immediatamente l'idea di abbandono che questi posti si portano dentro. Trasformare la quasi borgata in un efficiente polo funzionale, in un quartiere moderno e giovane, come fosse un gigantesco campus universitario, è forse una idea che appartiene ai desiderata dei tanti residenti, universitari e non, che bramano biblioteche, uffici postali, strade meglio illuminate, parchi attrezzati e tutti gli ingredienti di una normale residenzialità di un quartiere moderno. 
Per ora l'unica possibilità è quella di godersi l'intrigante e inquietante silenzio di uno spazio metafisico di un quartiere incompiuto, godendosi in lontananza gli scampoli a vista della campagna romana.
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