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San Maurizio Martire (2019)


La Chiesa

Il progetto è degli architetti Enzo Capoferri, Padre Costantino Ruggeri e Cosimo Altomare. Realizzata tra il 2000 e il 2001, la chiesa è caratterizzata da semplicità delle linee architettoniche, essenzialità dei materiali, esaltazione della natura circostante e valorizzazione dei segni liturgici, sono le caratteristiche che contraddistinguono questo progetto. Dal punto di vista compositivo il complesso è un organismo generato dal dialogo di due elementi distinti e ben leggibili: il volume delle opere e lo spazio della chiesa, collegati tramite un passaggio a ponte. Dal punto di vista della simbologia, invece, la chiesa è una tenda che ci rammenta il tempo della pausa, della sosta e del riparo; segno di protezione e di riunione sotto la luce. Il bianco statuario di Carrara dell'arredo del presbiterio, il candore degli intonaci e delle contro soffittature e le superfici lucide della pavimentazione esaltano la purezza di questa luce che dona un rapporto intimo e diretto con Dio, senza nessuna mediazione cromatica. Articolata su due livelli differenziati ma comunicanti tra loro, la chiesa presenta al piano seminterrato i locali di ministero pastorale e al piano superiore l'aula e la cappella feriale. Il presbiterio è collocato sull'asse centrale della chiesa; la sua dimensione permette un agevole movimento dei ministri nell'esercizio dell'azione liturgica. Cuore del presbiterio è l'altare, intagliato da un sol blocco di marmo bianco. Sul lato sinistro, leggermente avanzato rispetto alla mensa eucaristica, è collocato l'ambone, un blocco di pietra forte e ben lavorato. Sul lato destro e vicino al presbiterio trova la sua posizione il battistero. Dietro l'altare, a debita distanza, si trova la sede del presidente, che è innalzata dal pavimento da una predella, in modo che tutti i fedeli possano vedere chi presiede la Sacra Liturgia. Ai suoi lati sono collocati i sedili dei concelebranti e dei ministri del culto. La cappella feriale è divisa dall'aula ecclesiale ma in stretta relazione liturgica con l'area presbiterale.

Il quartiere di Acilia Nord

Acilia si trova a sud di Roma e confina a nord con il Tevere, che le separa dalla zona di Ponte Galeria, a sud con le zone Casalpalocco ed Ostia Antica ed infine a est con la zona Castelporziano.
Il territorio si presenta distinto in due zone: Acilia Nord ed Acilia Sud; la Via del Mare distingue tra di loro le due zone: Acilia Sud si trova alla sua sinistra e Aciia Nord si trova alla sua destra.
Insieme le due zone costituiscono il territorio di quella che fu una delle cosiddette 12 borgate ufficiali realizzate sotto il fascismo, ovvero gli insediamenti urbanistici di edilizia popolare realizzati a Roma durante il fascismo in quelle che allora erano suburbi e zone dell'Agro Romano, lontane dal centro abitato della capitale.
Acilia prende il nome dall’antica famiglia romana degli Acilii, o gens Acilia, una famiglia di origine plebea dell’antica Roma che possedeva i terreni agricoli circostanti. Gli Acilii dominavano il traffico della storica via che collegava Roma allo sbocco sul mare e al suo primo porto. La loro origine antica li portò alle massime vette dell’onorificenza e della ricchezza, che non tradì mai, tuttavia, le proprie origini plebee, andando a costituire quello che poteva considerarsi il ceto borghese. Acilia, quindi, ha origini antiche e rinacque tra il secolo XIX e XX a seguito dell'opera di bonifica che diede luce alla cosiddetta Borgata Agreste. Nell'aprile del 1912 fu così fondata la prima borgata rurale. Con il Fascismo si affrontò pienamente la questione del risanamento terriero e della bonifica agraria e nel biennio 1916-1918 fu costruito il Borgo Acilio; il 20 marzo 1918 arrivò la corrente elettrica e nel 1928 ci fu l’apertura della via del Mare, che favorì lo sviluppo della località. Fino al 20 aprile del 1940, Acilia conservò il modestissimo nome di Borgo. Il giorno successivo, 21 aprile 1940, fu la data ufficiale di nascita della nuova Acilia. Il progetto di bonifica agricola dell'epoca mussoliniana, i cui segni si rilevano nella disposizione delle strade di Acilia e nei “casali” che ospitavano gli agricoltori, fu affidato alla SIBA (Società Italiana Bonifica Agro Romano), che si occupò della lottizzazione dei terreni. A partire dal 1940, come detto, si diede inizio ad una nuova ristrutturazione della zona che, perdendo le caratteristiche agricole, diventò “borgata”, e vi vennero convogliate le famiglie assegnatarie delle case, costruite con materiale cementizio e paglia (impasto di truciolato, legno e cemento) e chiamate “Casette Pater” dal nome del progettista. La costruzione delle casette, ben 250 esclusi i fabbricati destinati ai servizi e alle organizzazioni, venne realizzata in sette mesi. Ogni casetta era composta da sei stanze, oltre alla cucina e i servizi. Collegato a ciascuna, un terreno di circa 1.000 mq per il giardino e la coltivazione dell’orto.

Acilia Nord si trova dove sorgeva l'antico insediamento pre-romano di Ficana – Monte Cugno, situato su un promontorio che domina un’ansa del Tevere. Per questa via si svilupparono i commerci tra gli Etruschi, stanziati alla destra del Tevere, e i Latini dei colli Albani che utilizzavano il corso d’acqua, detto Fosso di Malafede, posto tra Malafede e Vitinia. La cittadina fu conquistata poi dai Romani già al tempo di Anco Marzio e fu istituita per controllare la foce del Tevere, ruolo che verrà poi assunto dall'insediamento di Ostia Antica.
Del territorio di Acilia Nord fanno parte, da est a ovest, lungo la via del Mare, le frazioni di Centro Giano, Acilia (area nord), Villaggio San Francesco, Dragoncello e Dragona.
Nel 2018 la Giunta regionale del Lazio ha approvato il progetto del toponimo di “Monti San Paolo – Monte Cugno” per il recupero urbanistico delle aree periferiche ex abusive del quartiere, con la previsione di importanti interventi di riqualificazione del nucleo edilizio, con un investimento di 2,6 milioni di euro per la realizzazione di opere pubbliche primarie e per la creazione di un parco attrezzato di 1,5 ettari. 
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