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San Cirillo Alessandrino (2019)


La Chiesa

San Cirillo Alessandrino, progettata dall'architetto Maicher Biagini, nasce dalla sintesi di vari fattori: una corretta disposizione al suolo dei vari edifici facenti parte del complesso; un corretto assetto dell'assemblea in rapporto ai poli liturgici; la necessità di rendere visibile la chiesa nel contesto del quartiere, soprattutto alla luce delle parole del cardinale Angelo Scola, che nel corso di una intervista, manifestando una certa nostalgia, diceva: «le nuove chiese non hanno più campanili; non so cosa potrebbe sostituirli ma certo . . . essi segnano il paesaggio. E se segnano indicano».
La chiesa si trova all'interno del Complesso Morandi ed è collocata nel punto più alto dell'area a esso destinata, e in posizione defilata rispetto agli edifici, assumendo una sua autonoma connotazione rispetto al comprensorio, quasi fosse una meta da raggiungere. Planimetricamente la chiesa è una struttura costituita da un doppio quadrato. Sul lato di quello maggiore, lungo 22 metri, si innestano i vari spazi complementari all'aula: la schola, il battistero, la penitenzieria e la cappella feriale, disimpegnata in modo indipendente per il tramite di una porta laterale. Tipologicamente si è optato per un'aula a pianta centrale con quattro ordini di banchi orientati verso il presbiterio. Il rapporto dimensionale tra lunghezza e larghezza è tale da favorire una buona partecipazione alla liturgia da parte di tutti i fedeli. La zona presbiterale, molto ampia, favorisce la dinamica della celebrazione sia durante la liturgia della parola che durante la liturgia eucaristica; inoltre aumenta la distanza tra ambone, altare e sede, accentuando l'importanza e la valenza simbolica dei singoli poli liturgici. L'altare, quadrangolare, è collocato in modo da favorirne l'incensazione, mentre l'ambone e la sede sono ria!zati di un ulteriore gradino per aumentarne la visibilità. La custodia eucaristica, collocata nella cappella laterale, rimane ben visibile anche dai fedeli disposti nell'aula grazie a una vetrata che separa i due ambienti. Sul lato opposto, un piccolo matroneo con affaccio sull'aula funziona come possibile ambone per celebrazioni solenni.

Il Quartiere di Tor Sapienza e il complesso Morandi

Tor Sapienza è stata fondata nel 1923 da Michele Testa, dirigente della piccola stazione ferroviaria che ha poi dato il nome alla zona. Michele Testa costituì infatti una cooperativa rurale che diede origine al primo nucleo abitativo di 25 case. La chiesa era quella dell’Immacolata alla Cervelletta, prima parrocchia eretta nell'agro romano. L’edificio della scuola elementare fu intitolato ad Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce e prematuramente deceduto nel 1931. Nel dopoguerra la medesima scuola cambiò denominazione perché intitolata a Gioacchino Gesmundo, martire delle Fosse Ardeatine il quale (professore di storia e filosofia al Liceo Cavour dove fu arrestato dalle SS) aveva insegnato come maestro elementare dal 1930 al 1932 proprio presso la scuola che avrebbe preso il suo nome.
Il complesso Morandi, all'interno del quartiere di Tor Sapienza, realizzato dallo IACP (ora ATER), ha meno di 40 anni e si trova in Viale Giorgio Morandi, una lunga strada chiusa ad anello, a forma di autodromo, che cinge gli enormi edifici realizzati a partire dal 1974 e terminati nel 1979 su progetto dell'architetto Alberto Gatti, insieme alla moglie Diambra De Sanctis, nell'ambito dei programmi di realizzazione dell'edilizia economica e popolare, per ospitare alloggi e servizi secondo la tipologia edilizia degli Hofe dell'inizio del XX Secolo, presenti in Austria e Germania. Gli edifici formano un unico grande corpo edilizio, che si configura in maniera del tutto isolata dal contesto dell'abitato di Tor Sapienza.
La struttura è stata pensata per blocchi che, circondati, come detto, da Viale Giorgio Morandi, formano una sorta di rettangolo, in mezzo al quale sono presenti l'area verde ed alcuni edifici per i servizi. Originariamente, dunque, sulla scorta di una ideale città futura, il complesso fu progettato come autosufficiente con negozi, parco,strade interne e spazi ricreativo-culturali anche esterni. Tuttavia, il fatto di restare per anni isolati dal resto della città, ha favorito il fiorire del degrado e dell'abbandono e, con il passare del tempo, la mancanza di manutenzione delle aree esterne (con il palleggio di competenze fra Iacp-Ater e Comune di Roma), il progressivo trasferimento di alcune strutture pubbliche (la biblioteca comunale, un presidio della Asl RMB), hanno creato una gravissima situazione di disagio sociale immediatamente percepibile da chiunque.
Al disimpegno delle istituzioni ha fatto da contrappeso positivo solo l'impegno dei due centri culturali municipali “M.Testa” e “G.Morandi”, quali presenze costanti sul territorio con varie iniziative anche interculturali e proposte concrete per lo sviluppo del quartiere e nel cui ambito è nata una proficua collaborazione tra associazioni, scuole e università che hanno messo in campo diversi progetti come “Tor Sapienza in Arte” , “Morandi a colori” e Urbact Re-Block , frutto di costanza e impegno delle componenti sociali del quartiere.
In particolare, il progetto europeo Urbact Re-Block è stato messo a punto da un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e prevede la riqualificazione urbana e sociale dell’area di viale Morandi e viale De Chirico; presentato il 3 marzo 2014, è stato selezionato in sede europea come uno dei migliori progetti (assieme a quello della città spagnola di Malaga) sulla riqualificazione delle periferie delle grandi città. Peccato che ancora ad oggi sia solamente rimasto sulla carta.
Morandi a colori è invece un progetto artistico ideato da Carlo Gori, artista impegnato in moltissime attività culturali, (dalla gestione del centro culturale Giorgio Morandi, alla collaborazione con Giorgio De Finis al MAAM - Museo dell'Altro e dell'Altrove Metropoliz Città Meticcia), che mira a trasformare il quartiere in un grande centro culturale e sociale in se stesso, che possa ospitare manifestazioni, mostre e quant'altro, dando nuove opportunità, anche di lavoro, ai suoi abitanti e valorizzando la sua architettura e trasformandola in una infinita galleria artistica a cielo aperto, per accogliere murales ed altre opere della nostra contemporaneità.
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