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Parco Leonardo (2018)

Parco Leonardo, la promessa negata

Dopo il cavalcavia che supera con un salto alla fosbury la Roma-Fiumicino per rigurgitare i forzati dello shopping dal centro commerciale in zona Vignole a quello della Portuense, si approda nel giovane quartiere che il cartello di benvenuto decanta come "Parco Leonardo". Alle recinzioni del gigantesco cantiere, zeppo di gru, polveroni e scheletri di palazzi alti otto piani, sono appesi poster che annunciano: "Stiamo realizzando il parco urbano". E lo fanno su suggestive foto di boschi lussureggianti e radure ombrose che sembrano la Foresta nera. Ma l' idillio campestre è presto rotto. Di verde, c' è solo il pennacchio di qualche eucalipto sopravvissuto in questa terra, nel Comune di Fiumicino, che annuncia la marina e che dal 2000 è la creatura del costruttore Leonardo Caltagirone; più un gruppetto di palmette piantate nella rotonda circondata dai box degli uffici vendite Progedil e Immobildream. «Forse qui abbiamo battuto il record di densità di abitanti per metro quadrato. Ma metro quadro di cemento, visto che altro non c' è in questo quartiere: del parco verde che hanno promesso a noi acquirenti, infatti, neanche l' ombra». è esasperato Giuseppe Argirò, del direttivo del Comitato cittadino "Pleiadi" che riunisce 480 inquilini. Delusi da anni. Inferociti da oggi. Perché la settimana scorsa è arrivata una richiesta di 1.100 euro a famiglia per spese di gestione. Così in duecento si sono radunati l' altra sera nella piazza Athena del paese assediato dal centro commerciale. Promettono battaglia. «Esiste un consorzio di quartiere che non dialoga con gli abitanti e impone spese non necessarie per illuminazioni o feste, oltre che per la guardiania, i vigilantes, che non è stata equamente distribuita nelle varie residenze del quartiere» protesta il comitato. Che annuncia manifestazioni di piazza, sit-in e il ricorso ai legali delle associazioni consumatori. Il paese del parco che (forse) verrà, è abitato da seimila anime, abbandonate tra strade intitolate a pittori che finiscono davanti a un muro (via Perugino), cavalcavia interrotti (quello di via Corona Boreale) e dove persino le case popolari in costruzione (cooperativa "La Marinara") svetteranno sulla scuola di via Stoccolma, ma così addosso da fare - loro sì, non gli alberi - ombra ai bambini che verranno. «Abito qui dal 2003 - spiega la signora Daniela Raluzzi, davanti al portone della residenza Zefiro in via Copenhagen - e sono una dei primi ad essere arrivata. Sulla carta comprai un appartamento in un condominio dotato di portiere: c' era anche il disegno della guardiola. Invece nulla. La rata condominiale, però, è salata: cento euro al mese, nonostante il riscaldamento sia autonomo». Esce dal portone un papà per richiamare i bambini che giocano in strada. «In mezzo alle macchine, ho paura per i miei piccoli. Sognavo per loro quel verde che ho acquistato guardando il plastico nell' ufficio vendite e che non ho mai visto tradotto in vegetazione. Anche il centro sportivo ci avevano promesso - si scalda Marco - e invece adesso, dopo cinque anni, hanno messo un po' di giochi a ridosso della trafficatissima Portuense. Ma il "parchetto" è ancora chiuso». I costruttori hanno realizzato alcuni servizi, come la bella scuola materna con annesso nido di via Perugino 100. Ma non la chiesa. E la pista ciclabile è una specie di marciapiede stretto che corre tra le erbacce. Eppure comprare qui è convenuto: un appartamento pagato 210mila euro nel 2003, ora ne vale 340 circa, come il soggiorno, due camere, cucina, terrazzo, eccetera, messo in vendita da un privato con un cartello "no agenzie". Non solo nuovi palazzi. In via Oslo ci sono gli operai al lavoro: «Stiamo facendo un nuovo parcheggio» promettono. «Servirà anche agli abitanti». Anche agli abitanti. Quella della viabilità è una delle emergenze maggiori. Il sabato e la domenica la Portuense diventa via dello shopping. Fino all' intasamento. E anche gli "indigeni" restano imbottigliati fino a tarda sera. Nel paese dove sono più importanti gli acquirenti degli abitanti, «ci sono quattro banche ma neanche una farmacia», spiega Giuseppe Argirò. Eppure nel centro Auchan è possibile comprare medicine. «Vuole scherzare? Ti danno solo farmaci da banco. Mica puoi comprarci, che so, il Naprilene». E lei come lo sa, scusi? «Lavoro in farmacia, io», ribatte la signora Raluzzi. Poi sale in auto e parte per quella più vicina, la sua, a Fiumicino, a otto chilometri di distanza.
CARLO ALBERTO BUCCI


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