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La vita delle macerie - l'Aquila, 10 giugno 2012

“Il ricordo della morte sopravvive molto più a lungo del ricordodella vita che essa ha rubato.” (Suzanna Arundhati Roy)


Diceva mio padre che il momento del fregnone (*) capita a tutti. Fu così che quando il 10 giugno del 2012 mi recai all'Aquila, 3 anni dopo il sisma, mi accorsi che avevo l'unica batteria della macchina fotografica scarica. Me ne feci una ragione abbastanza presto, camminando tra le macerie di una città semi deserta, completamente distrutta ed ancora quasi completamente militarizzata. Il sapore della morte stringeva alla gola e tutto sembrava aver perso ogni contatto diretto con la vita.

Fu ad un certo punto che incrociai un cane che vagava solitario per quelle strade distrutte e annusava quello che restava a terra, cercando, evidentemente, un contatto con la vita che pure, in quei luoghi, c'era stata. Avevo con me il solo iPhone, in grado di scattare immagini, e mi venne così in mente di seguire quel cane ed immaginare cosa effettivamente vedesse con i suoi occhi. Ne è uscita questa serie, fotografata guardando a terra e quei ricordi di vita dall'alto: spesso i particolari rivelano molto più che l'insieme ed in quei resti ritrovai le storie di molti.

(*) fregnone in dialetto romano significa stupidotto.

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